I cinque racconti di Iginio Ugo Tarchetti riuniti in questo volume sono in bilico fra l’illusione e la certezza, si muovono sul filo della fantasia e della realtà, della lucidità e della follia, con il notevole pregio di tenere il lettore incollato alle pagine, talvolta strappandogli un sorriso, benché amaro, e proiettandolo nella dimensione di un umorismo grottesco, arrugginito dalla logica raziocinante, talvolta angosciandolo con particolari macabri e sconvolgenti.
Il risultato è uno stato di semi-incoscienza, di inquietante (per)turbamento, una sorta di de-realizzazione, cui corrisponde una serie di domande per le quali la risposta è tutt’altro che scontata, e che, anzi, per certi versi, giunge alle soglie del paradossale, se è vero che «dove i fatti sono incerti, le idee sono confuse»: Cos’è normale? Cosa non lo è? Sulla base di che cosa definiamo “normale” una situazione, un evento, una persona? Come e quanto la superstizione influenza la nostra vita?
Caratterizzati dunque dall’elemento fantastico, nonché superstizioso, ma trattati come se fossero resoconti di fatti concreti e di casi clinici, senza la pretesa di dimostrarne l’assurdo, né la verità, queste storie rivelano la passione dell’Autore – influenzato da Baudelaire, Hoffmann e Poe – per l’ombra e il notturno, l’inquietudine e lo spiritismo, il fiabesco e il sovrannaturale.