Capita di raccogliere più verità dalla parziale
ricostruzione di un testimone che da una
biografia ufficiale. Persino se l’affidabilità del
testimone è materia di dubbio, persino se chi
racconta non è nemmeno semplice testimone,
ma parte attiva di quella stessa biografia, nelle
sue luci quanto nelle sue ombre.
Alla pubblicazione del primo romanzo di
Carmela De Ciccoli – pittrice, scenografa,
scrittrice: artista – il suo compagno Carlo Lei
è chiamato a scriverne la prefazione. È questa
l’occasione per ripercorrere la biografia di
Carmela, e insieme le molteplici anime che
l’hanno composta e assediata. Soprattutto, è
l’occasione per il narratore di chiarire una volta
per tutte il suo rapporto con Carmela, con sé
stesso, con l’arte. E con il ricordo di due vite.
Con una scrittura poetica ed esatta – la lingua
frammentata dell’istante –, Carlo Lei dipinge
i tratti di una relazione distruttiva e insieme
inevitabile, un rapporto di amore e di invidia,
di forza e debolezza reciproche. Di un’arte
umana sempre sul punto di esplodere, o di
abbracciarsi.