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Giovannino Guareschi
L'ULTIMO DON CAMILLO
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Don Camillo, anche se gli italiani sono abituati a
vederlo al cinematografo e alla televisione con la
maschera di Fernandel, appartiene ad una razza
molto rara e molto seria: quella di certi tradizionalisti
cattolici che non si limitano a piangere e recitare
rosari, ma combattono per le loro idee. Fosse nato in
Spagna, Don Camillo sarebbe stato un Santo e sarebbe
morto come un martire. Fosse nato in Francia, sarebbe
stato un secondo Veuillot. Ma il destino decise di
farlo spuntare in Italia e per questo Don Camillo è il
personaggio che Guareschi ha inventato: forse perché
nella cosiddetta “culla del cattolicesimo” soltanto un
umorista poteva sentire così profonda la spinta della
Fede; o, forse, perché la religione da noi, a dispetto di
quanto dicono gli “innovatori”, esiste soltanto come
fenomeno popolare.
Sta di fatto che Don Camillo è sopravvissuto al
Concilio “Vaticano II”, smentendo tutti gli interessati
commentatori, i quali avevano voluto vedere nel
personaggio di Guareschi il precursore del “dialogo”
fra la Chiesa e il PCI. La verità è esattamente
l’opposto. Infatti, Don Camillo combatte contro i
“nuovi preti” armato della sua solita, vecchia e unica
arma, il Crocefisso; egli sa che la religione può finire
con lui e il lettore lo capisce, ha quasi la sensazione
fisica del pericolo che minaccia la Chiesa in seguito alla
accettazione del “dialogo”.
Pag. 64 - £ 12.000
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