La violenza è da sempre radicata nella società, ma oggi più che mai è sotto i riflettori dei mass-media. I true crime podcast e le serie Tv prediligono infatti le storie di omicidi, abusi e aggressioni, facendo soprattutto leva sui dettagli più macabri e sull’aspetto sensazionale, in modo da assoggettare il pubblico alle loro logiche voyeuristiche.
La conseguenza di tale modus operandi è l’assottigliamento della linea fra realtà e intrattenimento. La violenza, cioè, è insieme il riflesso della società e una forma di spettacolo.
Attraverso analisi approfondite su delitti che ancora fanno tremare le coscienze, poiché irrisolti (si pensi a Jack lo squartatore, Robert Durst, Elisa Lam) e alle discussioni sul tema della cosiddetta “morte addomesticata” (la nascita dei Death Cafè), l’Autrice rivela i meccanismi che ci spingono a cercare il sensazionalismo e il morboso, ci invita a riflettere sulla nostra ossessione per la violenza, sui modi attraverso cui gli strumenti massmediatici la rappresentano e la manipolano e le ripercussioni che ha su ciascuno di noi.
È un viaggio buio nei meandri della psiche collettiva per giungere a una verità scomoda e inquietante.